
Questo libro (a cura di Luciana Licitra e Davide Majocchi)[1] si rivolge a tutti coloro che hanno aperto le loro menti ad una visione del posizionamento dell’umano diversa dagli schemi piramidali di sapore cartesiano. Così come è un prezioso strumento per comprendere quale sia la realtà italiana della vita del cane nella convivenza con gli umani, squarciando gli edulcorati veli del ‘migliore amico dell’uomo’.
I contributi[2] raccolti dai curatori nel volume forniscono un approccio multidisciplinare alla presenza del Cane negli spazi abitati (e abusati) dagli umani in una visione prospettica di confronto. Si tratta di Storie di umani e cani uniti nella ricerca comune della libertà, fisica, di espressione, di autodeterminazione e riflessioni sulla questione del randagismo, dell’addestramento e l’industria del pet.
I cani “di proprietà” nelle società degli umani svolgono principalmente la funzione di compagnia, nella falsa convinzione che la condizione che essa comporta assicuri un soddisfacente equilibrio fra garanzie e libertà individuali.
Questo libro, attraverso vari contributi teorici ed esperienziali, problematizza gli effetti di decenni di selezione razziale, commercio e protezionismo, individuando alcuni significativi campi di sfruttamento resi invisibili dalla cultura dominante. Solo una radicale trasformazione sociale può perseguire la loro liberazione. I cani e le cagne non hanno mai smesso di resistere, dimostrando “a occhi attenti e solidali” di percorrere le molteplici strade dell’autonomia.
La citazione in apertura ad uno dei capitoli di Majocchi ben illustra quale sia il cambio di paradigma suggerito dagli autori:
Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, al massimo ci si educa insieme. Nella mediazione con il mondo. (Paulo Freire – La pedagogia degli oppressi)
Non vogliamo metodi addestrativi innovativi o gentili, l’obiettivo è comprendere che gli umani devono imparare a coesistere su un piano di parità grazie al quale la relazione si basa sul confronto fra Animali di specie diverse.
Gli autori offrono una panoramica sulle diverse forme di oppressione agite in nome del “bene del cane” affrontando temi quali le numerose ed affollate prigioni istituzionalizzate (i canili, di qualsiasi tipo esse siano), i bisogni egocentrici di tutti i volontari e volontarie che soddisfano bisogni emotivi e psicologici personali perdendo di vista le reali esigenze dei cani. Ripercorrono le tappe che hanno portato alla pet economy: l’esorbitante giro d’affari che sforna cuccioli di razza senza curarsi di quale sia l’impatto genetico di tale selezione o la creazione di falsi bisogni che alimenta ed arricchisce l’industria del pet (dagli alimenti agli accessori, dagli integratori ai servizi).
Un viaggio nel mondo dei cani che abbandona la strada tanto finta quanto di facciata per inoltrarsi in sentieri scomodi percorrendo i quali le vite dei cani emergono nella loro dura realtà. Uno sguardo ampio ed articolato su cosa significhi, oggi, essere Cane: una triste prigionia.
Ringrazio coloro che hanno contribuito a questo volume perché quasi tutti loro mi hanno offerto il piacere della condivisione e del confronto su tematiche che da anni mi appartengono. Quasi tutti perché trovo che uno dei contributi non risulti in linea con la filosofia del libro e che l’autore non abbia realmente effettuato un cambio radicale della visione della convivenza con i cani. Ma questa è solo la mia opinione…..
[1] Luciana Licitra si occupa di comunicazione e scrittura. Ha lavorato per molti anni nell’editoria e in canile.
Davide Majocchi è un attivista antiautoritario per la liberazione animale e operatore di canile. Ha girato il docufilm No Pet e ha pubblicato diversi contributi su riviste e volumi antispecisti.
[2] Benedetta Ciotoli, Davide Cosentino, Luciana Licitra, Davide Majocchi, Susan McHugh, Michele Minunno, Rebecca Porrari, Massimo Raviola, Luca Spennacchio, Francesca Suppini, Federica Timeto.


